ITALIA ARTEQuando nacque e si sviluppò la fotografia, a cavallo tra i due secoli passati, cambiò il modo di rapportarsi alla natura, al reale, al mondo: l'arte tradizionale, la pittura in special modo, trovò improvvisamente una rivale dal fascino irresistibile. Naturalezza, immediatezza, adesione al vero:gli effetti così a lungo ricercati dagli artisti di tutti i tempi per restituire all'uomo documenti e testimonianze di un'epoca avevano trovato negli scatti dei pionieri di questa disciplina la vera, autentica essenza di un'immortalità, magari effimera, ma in ogni modo prima di allora irraggiungibile se non attraverso la pur fiorente ritrattistica, ufficiale e non. A distanza di un secolo la fotografia è divenuta alleata della pittura, spesso il suo completamento e sono numerosi gli autori che si avvalgono di una contaminazione di generi per creare percorsi e linguaggi nuovi. Anche l'opera di Maria Pia Taverna è 'figlia' del Novecento, come ben si addice ad un'arte contemporanea matura, affrancata dalla tradizione storica del figurativo, che ricerca nella sperimentazione l'espressione più autentica dell'Io. Ma perché sperimentare? Perché questa continua ricerca di tecniche, materiali, effetti cromatici e luministici per suscitare nell'uomo nuovi e alternativi orizzonti? La risposta deve trovarsi, come per la musica e per la poesia, nel bisogno intrinseco dell'artista di andare in profondità tra i meandri delle proprie sensazioni ed emozioni, al di là addirittura del proprio sentire, per abbracciare l'universalità del mondo, per creare un'opera che sia anche specchio del tempo e del cuore. Maria Pia Taverna si diverte tra pigmenti sciolti sulla tela, immagini fotografiche riflesse frammentate e ricomposte, oli e acrilici dalla luminosità e pastosità differenti: a tali procedimenti l'artista unisce però l'elemento nuovo che muove il presente e il futuro, vale a dire la tecnologia. Il collage impresso sulla tela, l'agglomerato di colore e materiali, passa dallo stato virtuale a quello fisico, per lasciarsi toccare, plasmare, rifinire a pennello con tecnica e mestiere. L'obiettivo è tanto nuovo quanto antico e in ciò sta forse il fascino maggiore dell'arte di Maria Pia Taverna: la ricerca del nuovo si sposa al desiderio di equilibrio e armonia, canoni antichi, classici, su cui si è fondata e costruita l'arte occidentale. Perciò sentiamo questi lavori così vicini a noi, un po' vetrate gotiche, nel misticismo della ricerca dell'uomo, un po' surreali squarci di esistenza, provocatori e introspettivi fino all'autobiografia, fino all'autoanalisi, fino al sogno. Sono lavori che dal reale, da un'immagine vivificata dall'impulso della luce, da una pellicola fotografica assumono valenza artistica per l'intervento creativo della mano e del pensiero, dell'idea e del gesto dell'autrice, specchi interiori che raccontano anche le nostre speranze, le nostre illusioni, in un serissimo divertimento pittorico. Guido Folco |